Anche quest’anno grazie ad IWA Italy ho portato le mie provocazioni a SMAU, come accennavo la settimana scorsa nell’ultimo post.
La versione breve l’ho già pubblicata nel blog di IWA Italy, ora arrivano le considerazioni personali e più profonde.
Ovviamente molti dei temi sono un excursus del post sulle comunità intelligenti di qualche settimana fa.
Oggi inizia SMAU 2012: sono curioso di capire davvero quanta partecipazione ci sarà, specie per aziende che non siano già all’interno di certi temi.
Oggi IWA Italy sarà protagonista per l’Agenda Digitale, e di questo sono proprio contento: finalmente chi come Roberto, che si impegna per inserire nell’agenda setting dei media certi temi, ha un posto in prima fila, ed a ragione .)
-> Agenda Digitale: l’iniziativa parlamentare
Io ci sarò giovedì e sicuramente seguirò l’intervento sulla cultura digitale, tema sempre più importante e fondamentale per poter poi parlare di tutto il resto:
-> Cultura digitale e l’agenda che vorrei
Il mio intervento ha un titolo provocatorio:
-> Big Data, Open Data, e Apps4Italy: i dati come conversazione importano alle aziende?
Nel 2011 l’Italia ha ufficializzato un lento, ma graduale percorso per l’adozione della pratica degli Open Data a livello governativo, lanciando a fine anno dati.gov.it. Nel corso del 2012 molti altri comuni e realtà regionali e provinciali hanno compiuto un ulteriore passo avanti in questo nuovo modo di pubblicare dati e contenuti in Rete. E’ stata stimolata la filiera del dato con il primo contest sui dati aperti, Apps4Italy, che ha raccolto quasi 200 proposte e oltre 45.000 euro di premi.
Nel frattempo sono arrivati i temi del Big Data e della gestione dei dati semi-strutturati con nuove tecnologie e nuovi paradigmi correlati alla loro introduzione nei processi di business.
L’Agenda Digitale ha dato nuova linfa al tema dei dati, parlando degli Open Data e del loro livello di importanza sia in chiave Smart City, sia in chiave di interoperabilità. Perchè parlare dei dati e renderli palesi, permette di migliorare l’efficienza del dialogo della PA al suo interno, ma anche verso il Mercato. E le imprese.
Un mondo ed una relazione che serve focalizzare, dove porsi molte domande per nuove opportunità, perchè ora è una questione di approccio culturale e di fare sistema.
Vorrei censire un po’ di esperienze professionali sul tema open data, ma non solo. Vorrei capire se la partecipazione aziendale dopo i contest nazionali e quello della Lombardia debba essere oggetto di una piccola spinta.
La mia impressione è che servano maggiori ponti di collegamento, soprattutto per quello che si potrebbe fare come marketing sociale con i dati aperti.
Il mito del ROI dei dati aperti e del fatto che siano una moda e sembra la soluzione di tutti i mali, deve finire. E’ un tassello di un quadro più grande, con opportunità e rischi.
Come ogni cosa.
Un paio di note veloci, in partenza per Perugia per il DataCamp all’interno del Festival del giornalismo 2012, un evento a cui finalmente riesco ad andare in volata.
-> Datacamp al Festival del Giornalismo 2012
-> DataCamp 2012. Open Data, giornalisti e lettori
Sarà un’interessante discussione e confronto, dove portare esperienze ed idee, soprattutto sulla dimensione della percezione presente anche sul mondo Linked Data e di cosa ci sia bisogno, visto che sto preparando il materiale per il corso di Data Journalism, e la lezione sul Semantic Web ed interrogazione dei dati. Una sfida introduttiva al tema, molto pragmatico, dove userò sicuramente dati.camera.it e molto altro, ci sto lavorando.
Intanto la lezione di apertura di Gian Antonio Stella è davvero un portento, merita:
-> Open Data Journalism: lectio magistralis di Gian Antonio Stella
Cosa potrei portare per domani? Qualcosa a braccio, sicuramente, visto che è un barcamp .)
Qualcosa inerente l’esperienza di etucosacivedi.it, che nei prossimi giorni avrà uno sviluppo anche in chiave Linked Data, tra le altre cose. Sicuramente è affascinante quanto si potrebbe stimolare la cultura locale e la cittadinanza a comprendere quanto i dati ed i fatti che questi raccontano, possano essere utili per riutilizzare pratiche, e luoghi.
Quanto tutto questo potrebbe rendere più intelligenti le nostre città, nel senso più profondo del termine: abilitare la persone ad essere più consapevoli del loro bene pubblico locale, della governance del loro territorio e delle scelte che vengono fatte su di esso.
E su questa consapevolezza, abilitare l’Open Government vero, partecipato e portatore di valore condiviso.