Questa’ e’ un’altra notizia bomba, purtroppo sara’ sommersa dal peso dell’OPA di Microsoft su Yahoo, ma io direi che ha quasi maggiore potenziale:
-> URLs are People, Too
-> Google Gathers Social Graph Information From The Web, Launches API

Google Social Graph API

In sintesi: forse una delle prime risposte al lavoro in seno del gruppo Data Portability, con i primi strumenti a disposizione degli sviluppatori…

Data Portability logo

Vediamo perche’ e’ una cosa di fondamentale importanza, almeno nelle intenzioni e nelle direzioni intraprese…
E’ la sintesi di una discussione che era iniziata in Rete diversi mesi orsono, a livello tecnico e aveva toccato ovviamente il Semantic Web, e proprio per questo mi ero aggiunto alla discussione a suo tempo.
-> Thoughts on the Social Graph - articolo originale del medesimo autore del post di Google .)
-> Il grafo sociale aperto: la “next big thing” del web

[ _si veda a fondo post per gli altri riferimenti _]

E’ uno dei nervi scoperti della Rete attuali, e quindi appena se ne parla, si finisce davvero in un ginepraio.

La cosa nuova e’ che il peso specifico che ha un qualsiasi personaggio rispetto a quello che ha Google, non genera certo grosse modifiche nella percezione di una tecnologia, mentre adesso che e’ Google a schierarsi, assieme magari a Yahoo e al suo recente appoggio ad OpenID… be’.. stanno muovendo in un senso assai positivo le dinamiche della Rete.

AGGIORNAMENTO: anche O’Reilly giustamente vede il valore della vicenda, e da’ alla cosa un peso non da poco:
-> Social Graph API: One small step for Google, one giant step for the Internet Operating System

This is REALLY cool, even though it’s just a beginning. As I said in the title, a small step for Google, but a huge step towards the internet operating system. Most importantly, it’s a step that doesn’t put the social graph under the control of any one company, but instead provides mechanisms for the user to control what information about him is available to applications.
[…]
But a real platform service makes it possible for developers to do things entirely outside the realm of the originating provider’s application. Unlike OpenSocial, which I found disappointing, the Google Social Graph API is a game-changing play in the social networking space. It’s a huge step towards open standards and a level playing field in smart social apps, and exposes Google’s data and infrastructure in a subtle and powerful way

PS - Visto che ci sono in ogni caso dei punti oscuri, che ben emergono dal post e dai commenti di O’Reilly, mi piacerebbe vederli nei commenti, io in ogni caso faro’ un post dedicato alla cosa…

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Impossibile non parlarne, pochi fanno emergere alcuni risvolti davvero tristi della questione…

-> Contrappunti/ Google in ritardo?

Per esempio Google in questi giorni sta presentando un progetto, rivolto al mondo dei social network, che prende il nome di Open Social. Si tratta di una serie di API, rilasciate liberamente, attraverso le quali qualsiasi sviluppatore potrà inserire applicazioni e contenuti dentro molti differenti social network fra quelli esistenti.

Oggi invece, con il progetto delle API libere di Google, l’idea di OpenData, sostenuta da alcune piccole aziende innovative come Broadband Mechanics, NetVibes, Plaxo e poche altre, potrà avere forse maggior seguito. Ed è importante notare come dalle prime dichiarazioni al progetto Open Social abbiano subito dato collaborazione grandi siti come MySpace (anch’esso evidentemente preoccupato dell’ascesa irresistibile di Facebook), Ning e molti altri.

Partiamo da una serie di riferimenti, per capire…

Shelley Powers ne ha scritte diverse, che meritano attenzione:
-> Thoughts: Leopard and OpenSocial - Updated

The OpenSocial does not enable ‘the social graph’. This API is meant to be hosted in different social network applications, using a combination of HTML and JavaScript. **This is not a web services API, which is what you would need with the so-called ‘open social graph’. **

This is a way for 3rd party application developers to create an application and only have to worry about integrating it with a couple of different platform APIs, such as Facebook’s and OpenSocial. One social platform can develop widgets to another social platform, but that’s nothing more than a direct link between two applications–it’s not ‘open’, there is no universal pool of data goodness from which to suck, like bees and nectar.

Se passiamo poi al post successivo, vediamo altre cose succulente:
-> Terms

Perhaps the world will read the terms of use of the API, and realize this is not an open API; this is a free API, owned and controlled by one company only: Google. Hopefully, the world will remember another time when Google offered a free API and then pulled it. Maybe the world will also take a deeper look and realize that the functionality is dependent on Google hosted technology, which has its own terms of service (including adding ads at the discretion of Google), and that building an OpenSocial application ties Google into your application, and Google into every social networking site that buys into the Dream. Hopefully the world will remember. Unlikely, though, as such memories are typically filtered in the Great Noise.

Come sfruttare il sensazionalismo della parola Open in una chiave di lettura che vede nell’Open molto poco, in effetti.

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Premetto che questo sara’ un post denso…
Che il cucchiaino che si mette a mescolare questo intruglio, potrebbe rischiare di spezzarsi .)

Partiamo dall’Attention Data, passando per l’Emergenza, per il LifeStream, verso lo standard che realizza tutto questo, l’APML, e il suo ruolo nel Semantic Web, e nel Web of Intentions ( versione Web del Database of Intentions )…

Spunti iniziali

-> PageRank, classifiche ed attenzione

In questo ottimo post dell’amico Fabio, emergono alcuni lati interessanti.
Primo. Si sta cercando di poter valorizzare il lato emergente di quello che si fa con l’informazione ( il valore dell’attenzione su quello che vediamo e filtriamo, opera come successivo filtro emergente sui dati stessi ).
Secondo. Si stanno creando standard ad hoc per permettere la successiva implementazione software di tutto questo. Ma forse con tecnologie sbagliate.

Ma e’ importante segnalare che il nostro uso delle informazioni, inizia ad avere un peso, e una tracciabilita’ da parte delle informazioni stesse: hanno “ricordo” di come le utilizziamo, e quindi ne aumentiamo il contesto in base al nostro personale uso.

Creando quindi un substrato di conoscenza pregressa, che fino ad oggi, rimaneva solo nel nostro inconscio.
E men che meno nelle macchine che usiamo tutti i giorni.

Qualcosa di collegato al caos relativo ai links e all’Emergenza di nuovi sistemi di feedback, proprio qualche post fa ( ma era un po’ incasinato, i know… ).

Riprendo a tal proposito, un ottimo sunto dell’APML, proprio dal post di Fabio:
-> Attention Economy: Bloglines e NewsGator adottano l’APML

E ricollegandomi poi ad una discussione in queste lande, dove era iniziato ad emergere qualcosa di tutto questo, di qualche tempo fa…
-> Centralizzazione contro decentralizzazione: step 1

E continuata in parte anche qui:
-> Federico Generated Content

Con strascichi anche qui:
-> Una bella frase di De Biase…

Ed infine, con temi inerenti il Social Graph e il LifeStream, in questo post di Massimo Russo:
-> Il grafo sociale aperto: la “next big thing” del web

Tutto molto collegato, forse troppo.
Ma e’ come una moneta che gira velocemente su se’ stessa, che sta mostrando diverse facce delle medesime esigenze, ora con un verso visibile, ora con un altro.
Una moneta che rappresenta la sfida nella gestione dell’overloading informativo.
Niente di piu’ e niente di meno.

Una moneta fatta di particelle sempre piu’ iperconnesse, dove capire la relazione e il legame tra le une e le altre, diventa fondamentale per non subire le evoluzioni stesse di questa moneta impazzita.
Non e’ un caso che il Semantic Web incentri la propria attenzione nel strutturare maggiormente il LEGAME, il LINK tra le RISORSE. .)

E’ tutto tranne che semplice, ma una gestione evoluta dell’Attenzion Data, a mio avviso, creera’ lo stesso sconvolgimento che ha avuto l’arrivo della piattaforma blog con il meccanismo di feedback del trackback…

Proviamo a dare un contributo alla discussione, anche per chiarirmi un po’ di idee che mi stanno girando in testa da un po’…

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento