Un paio di filmati al volo, senza troppe parole per questa volta, per lanciare una provocazione: se Google inizia a pensare ed a raccogliere dati in forma sempre più strutturata ( si pensi alla recente adozione di RDFa da parte della grande G ), e sempre più simile al classico foglio elettronico tanto amato, e tanto odiato…
Forse c’è una lotta in corso per il futuro della ricerca, e per le modalità stesse con le quali cercheremo le cose…

La domanda vera che occorre porsi è questa: **usare la piattaforma google o poter usare una propria, sotto il proprio controllo, ** per non dare in mano ad un solo referente tanti dati e tanta base di conoscenza? Basterà il classico motto “Don’t be evil”?
Vorrei riflettere assieme con un supporto video, e non più solo parole lunghe da leggere. Per far pensare anche gli scettici, che pero’ osservano, come l’amico Andrea Martines, consapevole che aggiungere struttura richiede maggiore impegno da parte dell’autore dei contenuti
Io rilancio con questi filmati, ricordando che nemmeno il caro padre del Web pensava che le persone si mettessero a scrivere l’html in forma grezza .) ed invece, quanti lo hanno fatto! E continuano a farlo…
Provate a trovare i punti di contatti tra questi video…
Se ci son domande, son qui per stimolare la discussione.
Queste sono le interfacce del futuro sui dati che trattiamo in forme sempre più interconnesse.

[Capture your screen in seconds](http://www.screentoaster.com/)

Freebase Parallax: A new way to browse and explore data from David Huynh on Vimeo.

Commenta e condividi

E’ un susseguirsi di commenti e di rimbalzi, da questa notte, nella comunità del Semantic Web: Google dopo un anno che Yahoo ne aveva adottato il supporto, e dopo che ad ottobre era uscito lo standard ufficiale su RDFa da parte del W3C, arriva per ultimo, ma lo fa con grande stile.
Google supporta pienamente da oggi lo standard RDFa per far crescere a livello mainstream l’importanza dei metadata ( e del Semantic Web per inciso ), e lo fa introducendo le Rich Snippets!

As a webmaster, you have a unique understanding of your web pages and the content they represent. Google helps users find your page by showing them a small sample of that content – the “snippet.” We use a variety of techniques to create these snippets and give users relevant information about what they’ll find when they click through to visit your site. Today, we’re announcing Rich Snippets, a new presentation of snippets that applies Google’s algorithms to highlight structured data embedded in web pages.
Rich Snippets give users convenient summary information about their search results at a glance. We are currently supporting data about reviews and people. When searching for a product or service, users can easily see reviews and ratings, and when searching for a person, they’ll get help distinguishing between people with the same name. It’s a simple change to the display of search results, yet our experiments have shown that users find the new data valuable – if they see useful and relevant information from the page, they are more likely to click through. Now we’re beginning the process of opening up this successful experiment so that more websites can participate. As a webmaster, you can help by annotating your pages with structured data in a standard format.

To display Rich Snippets, Google looks for markup formats (microformats and RDFa) that you can easily add to your own web pages. In most cases, it’s as quick as wrapping the existing data on your web pages with some additional tags

In ordine di segnalazione, ecco il tam tam in Rete, per farsi un’idea:
-> Google Announces Support for Microformats and RDFa
-> Google announces support for RDFa
-> Ian Davis: Google’s RDFa a Damp Squib
-> Ebiquity research group UMBC: Google support RDFa and Microformats
-> Ivan Herman: RDFa, Google

Tutto visibile in queste ore ancora via PlanetRDF, aggregatore che seguo almeno dal 2005 su questi temi.
Sono commosso. Stamani l’ho scritto via SMOB e automaticamente è passato in Twitter, quindi nello status di Facebook e nel mio account di Identi.ca

Seguire una tecnologia per anni, vederla crescere e vederla adattarsi al contesto, e poi finalmente vederla arrivare alla massa. E’ notevole devo dire. Io l’avevo citata questa tecnologia solo usandone il logo in una presentazione fatta al RomeCamp di novembre 2008, anche perchè è già attiva dal mese di dicembre, ancora in forme minimali, anche su Metafora AD Network… grazie al Social Semantic Banner, del quale vedrò di parlare in modo approfondito prossimamente. I tempi sono maturi finalmente! E’ ora di entrare nei dettagli tecnici…

Continua a leggere

Di questa cosa sono rimasto assai colpito, ha implicazioni notevoli.
-> EMI’s Outrageous Lawsuit Against Developer Takes Its Toll
-> Congrats EMI! You’ve Killed Some Innovation
-> EMI lawsuit claims first casualty

The lawsuit targeted a developer of a service, Swurl, who just used an API for another service, Seeqpod, that was being sued. It’s quite troublesome to claim that one company is liable for simply using an API of another company who, itself, is probably not doing anything infringing

In breve: il servizio di lifestreaming Swurl è stato chiuso dai due creatori, perchè è stato denunciato dalla EMI per un semplice motivo: Swurl usava le API di un motore di ricerca innovativo centrato sui feed inerenti alla musica ( ma non solo ) di nome Seeqpod. Uso delle API non previsto da parte di Seeqpod, e denuncia di uno dei servizi che ne usavano a sua volta le API.
Da una segnalazione precedente sulla causa intestata da EMI e sul coinvolgimento dello sviluppatore dietro a Swurl, prendo la fine:

If EMI does win, it would set a precedent that the usage of an API puts the developer at risk of a lawsuit should the service they’re tapping into ever get sued. Such a decision would have huge ramifications for developers, who could become weary of using any service that could conceivably be considered illegal. It would stifle innovation. And frankly, it’s ridiculous.

Vediamo di sbrogliare la matassa.
Swurl era un servizio di lifestreaming, rilanciato a suo tempo anche da ReadWriteWeb, che stavo usando da luglio sia per me, sia come ulteriore canale di lifestreaming per Metafora AD Network. Era un’idea assai simile a Friendfeed, ma con importanti differenze. Non è importante dilungarsi sulle sue caratteristiche, è importante far emergere il contesto:

The lawsuit targeted a developer of a service, Swurl, who just used an API for another service, Seeqpod, that was being sued. It’s quite troublesome to claim that one company is liable for simply using an API of another company who, itself, is probably not doing anything infringing.

La catena è notevole: EMI ha portato in tribunale il servizio Seeqpod, e nel frattempo ha preso di mira anche uno dei servizi che ne usavano le API, ben prima di vedere se la causa contro Seeqpod si chiuda a suo favore, tra l’altro. Swurl, dal canto suo, essendo ancora un servizio amatoriale, ha chiuso i battenti, ovviamente.
Ci sono due cose che fanno riflettere, assolutamente non scontate: dove si sposta e si incentiva oggi l’innovazione, se mette in crisi modelli consolidati oggi forti, e un domani magari assai meno, e una questione di catena di colpevolezza assolutamente non scontata. Ben prima che sia provata la presenza di un crimine, si colpisce tutta la filiera. Bullismo legale è stato definito dalle fonti citate.
E non si colpisce il servizio in quanto tale, ma uno dei fondatori, personalmente.

Rather than just suing the companies, it’s also suing investors and the founders personally. This isn’t just highly unusual, it’s a clear attempt to pressure these companies into settling, as no matter how legitimate your stance is, it’s quite a scary thing to be sued personally, and potentially have personal assets at risk. Suing the founders personally is legal bullying. It’s a clear abuse of the legal system to try to force a settlement, rather than an actual attempt to raise a legal issue.

Continua a leggere
Foto dell'autore

Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento