Mercoledi si votera’ la direttiva al parlamento europeo, e intanto aumentano le opinioni in merito a cosa si potra’ fare…
Oggi punto-informatico pubblica due articoli in tema di brevetti, uno che lancia una proposta per difendere l’innovazione di un’azienda usando un metodo alternativo, e l’altro invece che e’ da parte di una PMI
Ecco le parti interessanti:

Il concetto di fondo della proposta si basa sul fatto che la brevettabilità del software è solo uno degli aspetti “di un processo di esclusione”, spiegano i promotori dell’iniziativa, “che mira al possesso ed al controllo di risorse che dovrebbero invece essere accessibili a tutti”. “Purtroppo - sottolineano - oggi i brevetti vengono richiesti anche da chi li utilizza solo per certificare la propria qualità di sviluppatore”.

Secondo Piana, dunque, non di brevetti si deve parlare, semmai di una “certificazione che definisca il potenziale di innovazione che le imprese sono in grado di esprimere e che possa definire la reale capacità di creare soluzioni, senza per questo blindarle con brevetti che costituirebbe un rimedio peggiore del male“.

Questa proposta in effetti non e’ male, bisognerebbe entrare nei dettagli ma come inizio puo’ essere una strada da percorrere… qualche parere legale in merito sarebbe utile…

Per quanto riguarda invece la PMI quello che dice l’articolo non e’ nulla di nuovo, ma la cosa interessante in questo caso e’ che le PMI non si sentono affatto tutelate dai brevetti…
semmai e’ il contrario..
al di la’ di quello che sostiene Confindustria

Teniamo realisticamente in conto che in Italia esistono pochissime aziende con prodotti software da brevettare. Solo da pochi anni i system integrator italiani stanno cominciando a muoversi nell’ambito della realizzazione di prodotti che vengono commercializzati o distribuiti con vari tipi di licenze, e principalmente a livello nazionale, difficilmente riusciamo ad aggredire il mercato internazionale.

I prodotti veri, quelli con mercato, sono quelli delle multinazionali che hanno già provveduto a brevettare circa 50.000 “idee” software.

I system integrator italiani nella realizzazione di prodotti custom dovrebbero confrontarsi ogni volta con tutto quanto è stato già brevettato e pagare royalties non per l’uso di prodotti altrui, ma addirittura di idee: questo ci metterebbe in una situazione di svantaggio competitivo enorme e darebbe un brutto colpo all’imprenditoria nazionale del settore per lasciare spazio solo alle multinazionali o comunque solo alle grosse aziende del settore.

Altre notizie e gli ultimi riferimenti in gioco li potete trovare nel “Tao dei blog”

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Maggiori info per come fare** Webstrike** [ e’ una forma di protesta via Web ] in questo post di unounoduetrecinqueottotredici

Riferimenti:

-> Una certificazione contro i brevetti
-> Brevetti, parla una PMI italiana

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Sui brevetti la questione e’ complessa…

Una risorsa che avevo gia’ indicato tempo fa ma che riassume molto bene la questione e’ questa:

-> No ai brevetti software!

E senza continuare a passare sulla questione formale con il gergo legislativo proviamo ad usare esempi piu’ pratici: riprendo un esempio che ha fatto Di Cosmo nella conferenza di ieri…

Pensiamo a questi due scrittori: Agatha Christie e Arthur Conan Doyle

Prendiamo che il primo che pubblico’ il giallo avesse brevettato la struttura del giallo stesso: cioe’ avesse brevettato l’idea di una storia di un crimine che viene risolto con l’uso della mente e del ragionamento piuttosto che con la forza bruta…

Ora se fosse veramente successo Arthur Conan Doyle non avrebbe potuto in liberta’ scrivere le storie di Sherlock Holmes senza pagare una royalty ad Agatha Christie: triste, no? Per non parlare del fatto che uno scrittore di talento ma squattrinato non avrebbe possibilita’ di sfondare nei gialli se non trova i soldi per pagare questa royalty.

Nel software e’ la stessa cosa: anzi e’ qualcosa di folle, perche’ ci sono brevetti che coprono metodi di uso comune e ormai considerati standard e di pubblico dominio se vogliamo…

Per dire: l’uso della progress bar, quella barra di avanzamento che ci mostra l’avanzamento del processo che stiamo eseguendo.. e’ sotto brevetto…

Il brevetto in se’ nato per difendere l’innovazione in questo caso la frenerebbe: attualmente in America dove si puo’ brevettare tutto, ci sono elementi interessanti da considerare…

Fino ad ora i brevetti hanno fatto comodo ai grandi perche’ possono difendere i loro interessi e lucrarci sopra all’infinito e schiacciare i piccoli… ma tra grandi non ci sono lotte per il “quid pro quo” che esiste..

io non tocco te sui miei brevetti e tu fai altrettanto con i tuoi

Il problema nasce quando dei piccoli hanno sfruttato questa situazione e la crisi dell’IT del 2001 e hanno comprato societa’ in fallimento che detenevano brevetti interessanti…
In pratica sono societa’ parassite nel sistema che non fanno nulla: hanno solo un team di avvocati che studiano cosa e a chi fare causa di violazione brevetto e chiaramente citano i grandi…
Un caso su tanti: la EOLAS che ha citato MS per l’architettura a PLUGIN di Internet Explorer..
arrivati a vincere ben $521 milioni di dollari: non male,no?

Quindi sembra che adesso anche i Grandi inizino a lamentarsi del sistema a brevetti americano..
continuando ad appoggiare pero’ la loro introduzione in Europa…

A tal proposito e’ interessante sapere che per Martedi 17 Maggio e’ prevista una mobilitazione nazionale… giorno della discussione al Senato italiano della posizione italiana nei confronti di questa cosa…

Persino Richard Stallman ha inviato una lettera ai nostri parlamentari per farli riflettere: alcuni passi significativi…

..[…]…
A differenza del copyright, che protegge la descrizione dell’intero programma ma non le singole idee che lo compongono, la brevettabilità del software consentirebbe un monopolio sull’uso di tecniche generiche.
Un programma complesso è la combinazione di migliaia di queste tecniche. Se un paese permette la brevettabilità di ognuna di queste tecniche, un programma complesso può infrangere centinaia di brevetti in un colpo solo. **
..[…]…
Un programma è come un romanzo: una raccolta di dettagli che insieme sviluppano molte idee. Immaginate cosa accadrebbe se ogni idea letteraria venisse brevettata, per esempio “una scena d’amore con una donna sul balcone” o “gli occhi blu di una persona che assomigliano al mare”.
Chiunque scrive un romanzo potrebbe violare diverse centinaia di brevetti; se uno scrittore scrivesse con la preoccupazione di essere incriminato, difficilmente scriverebbe un buon romanzo. Non è questo il modo di promuovere la scrittura né dei romanzi, e neanche dei programmi software.
..[…]…
Poi c’è il mito che vuole che
i brevetti possano “proteggere” i “piccoli inventori” dalla competizione delle multinazionali**.
Se questo fosse vero le multinazionali non sarebbero favorevoli alla brevettabilità del software. Ogni multinazionale usa le sue migliaia di brevetti per mettere ognuno nelle condizioni dello scambio le licenze. Così facendo il programma innovativo di un piccolo inventore combinerebbe le sue poche nuove idee brevettate con le centinaia (o migliaia) di idee ben conosciute, alcune brevettate da IBM, alcune brevettate da Microsoft, ecc. Poi loro si comporteranno con lui come se la questione dei brevetti non ci fosse.
C’è quindi il mito del vantaggio che le compagnie americane avrebbero proprio perché gli USA riconoscono la brevettabilità del software mentre l’Europa no. Se questo fosse vero, le compagnie statunitensi ed il governo degli Stati Uniti non presserebbero l’Europa per consentire la brevettabilità del software.

Vedete che anche lui prende spunto dalla letteratura e dal romanzo…

Ma la parte piu’ incisiva e’ sicuramente la fine:

I brevetti degli Stati Uniti riguardano soltanto ciò che è fatto negli Stati Uniti, ma ognuno può avere un brevetto statunitense. Le compagnie europee possono avere brevetti statunitensi e attaccare gli sviluppatori americani. Ma attualmente gli Americani non possono avere brevetti software Europei e quindi attaccare gli Europei. Fino a che l’Europa rifiuterà di brevettare il software, l’Europa avrà questo vantaggio.

Se l’Europa mantiene il suo vantaggio, con il rifiuto di brevettare software, finalmente il mio paese può trovare necessario competere cambiando la sua insensata politica. Per favore, aiutate gli Stati Uniti a salvarsi dai brevetti sul software, salvando innanzitutto voi stessi.

Lodevole come lettera,no?

Riferimenti:

-> Brevetti, il 17 mobilitazione nazionale
-> Richard Stallman scrive al Parlamento italiano

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento