Ok, sembra davvero una notizia bomba…
-> Chiamate gratis dal cellulare Skype+3

Il cellulare in questione è in vendita già da oggi sui siti di Skype e di 3 e dalla prima settimana di novembre in tutti i negozi al prezzo di 99 euro oppure a 0 euro con il comodato con 3. Il videofonino 3G (che vedete in foto) è dotato di un tasto per l’accesso alle funzionalità Skype - basate su protocollo VoIP. Nell’abbonamento ci sono 10 ore di telefonate e 600 messaggi di chat con utenti Skype compresi. Il tutto senza bisogno di trovarsi in zone wi-fi ma sfruttando la copertura Umts di 3 (l’85% del territorio nazionale).

Via Mantellini

Pero’ c’e’ qualcosa che non mi torna: l’unico neo seriamente visibile, oltre a doversi comprare l’ennesimo cellulare, e’ del limite di 10euro di ricarica al mese, obbligatorio.
Che pero’ rimane come credito per il resto delle telefonate…

Poi si possono chiamare i propri utenti Skype a costo zero. ZERO.
Questa mi pare in sintesi la faccenda.

Da come riassumo da Alessandro Longo:
-> Come stanno le cose sullo Skypephone
e da questo forum di telefonino.net:
-> Vi spiego SkypePhone

Mmmm…
Io ho un Nokia N800, e al lavoro sono collegato, poi a casa ho il Wi-Fi, dove posso far girare Skype come se l’avessi sul cellulare…
Pero’ se vado in giro?

Wi-Max o meglio copertura e accesso Wi-Fi e tecnologie vicine: se aggiungiamo FON come personaggio nella storia, e se togliessimo l’illegalita’ delle reti Wi-Fi in Italia, avremo il futuro gia’ in casa, direi…

Non dico sia male come offerta, ma a pelle mi sembra davvero un allungamento temporale per dei modelli di business soliti, con qualche agevolazione in piu’ pero’, del solito. Lo ammetto.
Come su un commento del post di Alessandro:

In futuro, spero imminente, ci sarà il Wi-max. I cellulari si adegueranno a questo nuovo tipo di connessione molto più veloce e potremmo anche non aver più bisogno della sim, con questo stratagemma invece blocchiamo il presente per tanti/troppi mesi.

La stessa sensazione, cosi’ su due piedi, mi pervade.
E usare standard SIP, interoperabili e basta, no? Proprio Skype…

Comunque sia, questa cosa rappresenta un interessante ibrido verso il TCP/IP Mobile del Wi-Fi e del Wi-Max, con IPV6 magari abilitato: parlo del modello di business, of course.
Basterebbe fare una flat dati sana, e avremmo tutte le innovazioni a portata di mano.

Se aggiungiamo al quadretto, l’uscita di Google con il nuovo layer mobile, Open Handset Alliance:
-> Android Overview

Android™ will deliver a complete set of software for mobile devices: an operating system, middleware and key mobile applications.

Il tutto basato su Linux, ricordiamocelo.
Via News ufficiale “Where’s my Gphone?“.

Mmmm… ( e Open Moko dove lo mettiamo? )
Anche Stefano ne parla, e nemmeno lui mi pare proprio felice, a dirla tutta…

Si preannunciano sfide interessanti.
AGGIORNAMENTO: anche Stefano Bellasio fa una bella sintesi in merito

In realtà tutta questa innovazione in casa Mountan View ha poco di “open”, il tutto rimane infatti nelle grandi mani di Google, che si prepara ad allargare il suo dominio delle informazioni non solo sui social network, ma anche sulle comunicazioni mobili.

Ora anche alti grandi gruppi telefonici(hanno aderito al progetto più di 30 nomi) avranno un partner su cui fare affidamento, Google non rifiuta nessuno, ma iniziano a diffondersi i primi dubbi sulla volontà di investire in risorse open da parte dell’azienda, a molti pare ancora una mossa per allargare solo il proprio dominio. I pareri in rete, come riporta Giacomo, non sono tutti favorevoli.

Io compreso, direi.

Tornando a noi…
La sensazione che si stia bloccando una certa innovazione tecnologica, che condurra’ all’ubiquitous computing, e’ molto forte…

Credo che il lavoro che stiamo portando avanti con M.A.N. at work [ dal wavecamp ] possa risultare un interessante caso studio, ne riparleremo a breve .)
Anche nei confronti del futuro portato con il Wi-Max, cosi’ predisposto e venduto… Mah…

Ecco uno dei motivi perche’ sostenevo il fatto che l’Iphone abbia Wi-Fi e non UMTS, ma su questo ci ritorneremo…
Il fatto che Iphone innovi e’ fuor di dubbio, da questo punto di vista…

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Impossibile non parlarne, pochi fanno emergere alcuni risvolti davvero tristi della questione…

-> Contrappunti/ Google in ritardo?

Per esempio Google in questi giorni sta presentando un progetto, rivolto al mondo dei social network, che prende il nome di Open Social. Si tratta di una serie di API, rilasciate liberamente, attraverso le quali qualsiasi sviluppatore potrà inserire applicazioni e contenuti dentro molti differenti social network fra quelli esistenti.

Oggi invece, con il progetto delle API libere di Google, l’idea di OpenData, sostenuta da alcune piccole aziende innovative come Broadband Mechanics, NetVibes, Plaxo e poche altre, potrà avere forse maggior seguito. Ed è importante notare come dalle prime dichiarazioni al progetto Open Social abbiano subito dato collaborazione grandi siti come MySpace (anch’esso evidentemente preoccupato dell’ascesa irresistibile di Facebook), Ning e molti altri.

Partiamo da una serie di riferimenti, per capire…

Shelley Powers ne ha scritte diverse, che meritano attenzione:
-> Thoughts: Leopard and OpenSocial - Updated

The OpenSocial does not enable ‘the social graph’. This API is meant to be hosted in different social network applications, using a combination of HTML and JavaScript. **This is not a web services API, which is what you would need with the so-called ‘open social graph’. **

This is a way for 3rd party application developers to create an application and only have to worry about integrating it with a couple of different platform APIs, such as Facebook’s and OpenSocial. One social platform can develop widgets to another social platform, but that’s nothing more than a direct link between two applications–it’s not ‘open’, there is no universal pool of data goodness from which to suck, like bees and nectar.

Se passiamo poi al post successivo, vediamo altre cose succulente:
-> Terms

Perhaps the world will read the terms of use of the API, and realize this is not an open API; this is a free API, owned and controlled by one company only: Google. Hopefully, the world will remember another time when Google offered a free API and then pulled it. Maybe the world will also take a deeper look and realize that the functionality is dependent on Google hosted technology, which has its own terms of service (including adding ads at the discretion of Google), and that building an OpenSocial application ties Google into your application, and Google into every social networking site that buys into the Dream. Hopefully the world will remember. Unlikely, though, as such memories are typically filtered in the Great Noise.

Come sfruttare il sensazionalismo della parola Open in una chiave di lettura che vede nell’Open molto poco, in effetti.

Continua a leggere

Dopo le recenti discussioni intraprese sulla gestione della propria identita’ digitale ( fatto un passo avanti a partire da questo post ), e del proprio Social Graph, sto preparando e completando alcuni tasselli per i miei passi successivi… ( alcuni anche in corso d’opera da questo post )

Aggiornato il profilo FOAF con le persone che ho conosciuto direttamente nei miei giri per l’Italia di quest’anno, tra barcamp e aperitivi vari e il progetto Metafora, che mi entusiasma sempre piu’…

Oltre al fatto che ho completato il settaggio del profilo con le direttive emerse nel Linked Data tutorial, che consiglio di leggere davvero attentamente, e’ assolutamente imperdibile. ( un esempio su tutti, i link presenti rispetto ai miei interessi puntano tutti a risorse sotto il progetto Dbpedia )

Ok, direte voi, ma questa e’ una cosa tecnica: proviamo pero’ ad iniziare un viaggio di consapevolezza verso il mondo del FOAF e della sua malleabilita’. Da esempi e piccoli spunti di utilizzo…

Emerge subito una decisa divisione tra PRESENTAZIONE e CONTENUTO. Principio tanto ripetuto nel web design, quanto incompreso molte volte.
Una piccola prova con alcune diverse visualizzazioni da parte di browsers RDF generici, oppure orientati a vedere proprio il FOAF:

Il file contenente i dati e’ il medesimo, ma a seconda del servizio che si usa, o che vogliamo creare, quegli stessi dati possono essere renderizzati ed interrogati, aggregati e filtrati, come si vuole…
Ma il sistema e’ decentrato: sono gli altri servizi che raccolgono e aggiornano il singolo dato dal mio: distribuzione decentrata del MIO dato sui ALTRUI servizi… Scusate se e’ poco.

Dovrebbe valere cosi’ anche per molte altre cose… ( _energia in primis, dico io, ma stiamo divagando… _)

Aggiungiamo poi una questione tecnica di gestione della Content Negotation del file RDF [ alla meta’ di questo post un ottimo quadro della negoziazione dei contenuti ]: in parole povere quando noi con il browser chiediamo una risorsa, entrambe le parti ( il nostro browser e il web server che ospita tale risorsa ) si scambiano i formati che accettano e, secondo una scaletta di priorita’, lo scambio avviene con certi formati in tal modo condivisi.

Questo aspetto merita prove e post apposito, pero’… [ oltre al fatto che devo vedere meglio come renderla, ci sono idee discordanti al riguardo ]

Si puo’ provare l’effetto, sorpassando l’ostacolo della Content Negotation che dovro’ risolvere, installando il plugin del Tabulator di Sir Tim Berners Lee, che spalanca le possibilita’ di navigazione del browser…

The Tabulator Extension is an extension for Firefox that provides a human-readable interface for linked data. It is based on the Tabulator, a web-based interface for browsing RDF. Using Tabulator’s outline mode, query views, and back-end code, the Tabulator Extension integrates the browsing of linked data directly into the Firefox browser, making for a more natural and seamless experience when browsing linked data on the Web.

Dal Web di Documenti al Web di Dati.
Web of Data .)

Ne sono entusiasta, al pari di Danny, che non ha tutti i torti .)

After a few moments wondering what danbri had been smoking, I realised I was now browsing data. The Tabulator also allows editing of online data (through SPARQL update), which is intensely cool, though I didn’t have any joy with the demo Wiki.

Ho accennato all’inizio al discorso del Social Graph: tema di un altro post e di esempi ben piu’ forti e lampanti… [ qualcosa inerente anche a LinkedIn e all’importanza di FOAF ]

Qc idea casuale a braccio:il profilo FOAF contiene i servizi Web che utilizzo maggiormente, se inserisco poi come un rdf:SeeAlso anche i feed associati ad ogni servizio, posso facilmente aggregare poi via una query SPARQL le fonti che piu’ mi interessano e farne un mashup personale del flusso informativo… (work in progress )
Per poi iniziare a costruire qualcosa di interessante…

Una parte del LifeStream che si accennava qua e la’, insomma…
Terreno di prossimi esperimenti…

Being digital, diceva Granieri: impariamo a prenderci del tempo come esseri umani e lasciare gli automatismi alle macchine…

Semantic Web in progress

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento