E’ un periodo creativo, e stimolante, e full di cose…
Ho dato un’occhio veloce a Freebase, non molto ancora, ma mi pare davvero interessante… ( a meta’ di questo post ne avevo parlato, mesi fa )
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Se qualcuno vuole, ho ancora 4 inviti…**
I piu’ veloci a lasciare un commento li avranno…
Data la moderazione attiva, non scrivetemi una marea di volte, se non vedete apparire il commento: fidatevi, che ai primi arrivera’ l’invito :)

Tempo fa avevo criticato tale servizio, che mira a centralizzare qualcosa che il semantic web sta cercando di creare in forma decentralizzata, ma ha alcuni aspetti interessanti:

  • dati sotto creative commons
  • interfaccia e gestione dei dati non strutturati che pare interessante e semplice, con editing inline davvero molto carino e trasparente
  • API per lavorare sui dati aggregati e creare applicazioni, oltre che esportare i dati in questione

L’impressione generale comunque, rispetto a servizi come questo, rimane quella che si stia iniziando ad allargare e a coprire la coda lunga degli utenti del database, che non hanno le competenze per gestire i propri dati, ma che li conoscono estremamente bene.
E lo strumento per gestirli si sta avvicinando ad un approccio migliorativo progressivo, un affinamento a step successivi, alla struttura dei dati che si vogliono manipolare, e migliorare gradualemente. Senza la pretesa di poter prevedere la loro struttura a priori. Completamente.

Da un commento tra le voci interne delle proposte di applicazioni sulla base dei dati di Freebase, ho scovato questo:

Freebase could simultaneously solve two of the key missing pieces in the SW ecosystem: a legitimately public and neutral catalyst for a set of common ontologies, and a source for serious scale data on which to explore the powerful inferential possibilities.

Effettivamente, per queste due finalita’, vedo grandi prospettive. Essendo due problemi che minano la diffusione del Semantic Web, allo stato attuale.
Un po’ come Wikipedia sta diventando fonte semi-strutturata per i dati di Dbpedia.org. [ una interessante discussione anche su queste cose, via Emmesse ]

Ma anche nel Semantic Web quest’anno, si stanno iniziando ad avere strumenti simili e semplificati.
A partire proprio dalle iniziative del progetto SIMILE.
Le potenzialita’ sono enormi.
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E non parliamo un attimo di Iphone???**

Nel momento in cui tutti corrono verso l’iphone, io prendo aria per respirare…
E capire.

Sulla questione iphone, [ ne avevo parlato tempo addietro ]
e’ innegabile che sia cmq una gestione commerciale e di marketing che non mi pare abbia avuto nella storia molti eguali.
E questo e’ sicuramente interessante. E degno di nota.

**Potrebbe essere il device prototipo di tutti questi nuovi servizi Web.
Il Fist Life device che riporta alla realta’ la virtualita’ di tutte queste tecnologie.

Altro che virtualizzare il reale, alla Second Life per capirci.**

L’usabilita’ alla fine e’ la chiave vincente per gestire tutta la complessita’ che ci ruota attorno.
E risulta essere uno dei parametri fondamentali di selezione e di successo di qualsiasi iniziativa.

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thoughts in progress_

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Sto leggendo “Hackers, scienziati e pionieri“, di Carlo Gubitosa, in copia digitale, sul fido Iliad

Questo volume racconta i sogni dei pionieri della scienza, descrivendo i drammi personali e le visioni scientifiche da cui hanno preso vita l’elettronica, l’informatica e le telecomunicazioni come le conosciamo oggi. La storia della scienza viene affrontata a partire da racconti di vita vissuta, da personaggi come Arthur C. Clarke, che prima di scrivere 2001 Odissea nello Spazio ha inventato il concetto di “satellite geostazionario”, a Nikola Tesla che “giocando con i fulmini” ha realizzato il primo sistema industriale di produzione e trasporto della corrente alternata, a Alan Turing, che ha sviluppato il modello concettuale dei moderni calcolatori, fino a Tim Berners-Lee, lo scienziato che dopo aver inventato il world wide web ha voluto consegnare all’umanità la sua creazione senza rinchiuderla nella gabbia del copyright.

Davvero imperdibile, raccoglie spunti che avevo gia’ visto in parte, ma li riunisce in un interessantissimo romanzo, tra storia e scienza…Su Tesla ad esempio son davvero rimasto…

Il tutto con licenza Creative Commons

Fondamentale sforzo per riportare le invenzioni e la scienza nel loro contesto naturale, nelle vite dei singoli protagonisti che hanno portato avanti le loro passioni e le loro idee, anke contro tutto e tutti, e che hanno aiutato a far crescere il progresso umano e le nostre vite.

La prefazione di Howard Rheingold mi trova a leggere parole che negli anni mi sono ritrovato a capire e a pensare con sempre maggior forza e convinzione: la mancanza della connessione tra le discipline culturali nella forma dello studio odierno andrebbe velocemente colmata.. Verso una cultura a rete, magari? Mah…

A causa della complessa co-evoluzione che riguarda le tecnologie per l’informazione e la comunicazione, l’amplificazione mentale dei singoli e l’attività sociale collettiva, né la fisica degli apparecchi elettronici, né la sintassi della programmazione sono elementi sufficienti a spiegare i fenomeni emergenti nella cyber-società: oggi sono necessarie la psicologia, la sociologia, l’economia, le scienze politiche e, più significativamente, la storia per capire al meglio l’info-sfera odierna. È anzi impossibile fare congetture sul futuro delle tecnologie per l’informazione e la comunicazione senza com- prenderne la storia – prima di poter intuire la direzione presa da questo fenomeno socio-tecnologico, dobbiamo capire da dove viene. Questo libro ci offre un simile contenuto multidisciplinare, dall’abaco al World Wide Web.

E un paio di considerazioni interessanti, che nel mondo digitale, anche i legislatori dovrebbero iniziare a capire…
E non solo loro…

[…] nella società dell’informazione il valore di un bene immateriale, concettuale o artistico è determinato dalla sua diffusione.
Un libro, un brano musicale, un programma, un protocollo di comunicazione hanno un valore proporzionale al numero di persone che conoscono e utlizzano quel testo, quella musica, quel programma o quel protocollo.
[…]
Applicando questo principio cade la necessità di tassare ogni forma di distribuzione delle opere dell’ingegno, perché la condivisione di arte e conoscenza, anche quando avviene in forma spontanea o gratuita, è un ottimo sistema, e probabilmente il
migliore, per produrre vantaggi che vanno a beneficio degli autori e al tempo stesso ricadono su tutta l’umanità
.

A forza di ripeterlo, magari la cosa ci entra dentro,no?

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Foto dell'autore

Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento