Ecuador, questo sconosciuto: qualche curiosità
[Three Minutes in Ecuador](https://vimeo.com/115956731) da [Salt&Silver](https://vimeo.com/saltandsilver) su [Vimeo](https://vimeo.com).
Non ho ancora montato quasi nulla del materiale video e delle foto fatte, ma questo video scovato su Vimeo rende davvero molto, per iniziare ad entrare nell’atmosfera che si vive in Ecuador.
Consideriamo questo primo post una specie di flusso di coscienza, che raccoglie alcuni pensieri sparsi attorno all’esperienza di aver vissuto 3 settimane in giro per l’Ecuador, tra zone turistiche della costa ad ovest, sul Pacifico, e le esperienze al limite del mistico sopra i 4300 metri delle Ande, nella sierra.
Altri post arriveranno, più focalizzati magari sugli aspetti tecnologici e di cultura in senso più ampio, insomma che toccheranno tutti temi a me cari dell’inclusione digitale e della diffusione di Internet, tanto per dire. Posso anticipare che OpenStreetMap in posti come questo spacca, ovvero aiuta ad orientarsi davvero parecchio in zone poco “comuni”, con conseguenze tutte da scoprire, e da condividere. Specie perchè creare consapevolezza diffusa su quello che esiste per gli stessi abitanti parrebbe non esattamente banale, ma questa è un’altra storia.
Stavolta si parte dal cuore. Anche per ripensare priorità e dinamiche di altre economie possibili, che integrano quella classica in cui viviamo.
Non si solo digitale possiamo vivere, e per fortuna.
Un viaggio davvero notevole, passando a nord per la valle dell’Intag, distante circa 100-150 chilometri dalla Colombia, dove ci sono piscine termali ed interessanti sperimentazioni di turismo comunitario. Un posto magico dove si possono visitare anche le piantagioni di caffè, e si inizia a capire da dove arrivino davvero quei chicchi che tanto consumiamo qui in Europa.
Un viaggio per scoprire un po’ più da vicino quelle filiere corte, quell’idea di consumo critico che tanto mi appassiona e mi affascina. Una delle letture per un consumo più sano, effettivamente. Ma sto cambiando discorso: dal nord di quelle aree così selvagge, ai chilometri percorsi lungo la Panamericana, verso Quito, e poi scendendo verso Ambato, da dove siamo saliti lungo una strada che ci ha portato sugli oltre 4356 metri di altezza, verso Salinas De Guaranda. Quella Salinas spesso oggetto di studio per essere un centro di economia solidale e fonte di molti dei prodotti che si trovano nei negozi del commercio equo italiani.
Un viaggio spesso “On the road” che è stato davvero avvincente. Specie per la cultura della strada che esiste in quei luoghi:
- la strada è ancora vissuta quasi come un’estensione della piazza: ai lati si trovano ambulanti che vendono quasi qualsiasi cosa, e questo permette di vedere l’offerta di prodotti locali senza fermarsi in giro. Un risparmio di tempo notevole. Si possono trovare la canna da zucchero da succhiare mentre si guida, ai biscotti locali, alle banane onnipresenti in qualsiasi forma (e pure fritte eh eh), alla carne di maiale che tagliano direttamente sul momento, dai maiali appesi per la testa che si trovano sotto i portici delle case lungo la strada…Per qualcuno sarà poco igienico, ma questi sono i costumi locali;
- le zone con i famosi dossi di decelerazione sono il punto ideale per trovarsi a vendere anche al centro della strada, anche quelle a quattro corsie;
- è così radicata questa cultura, che l’attraversamento delle strade a quattro e più corsie è permesso, anche a piedi. Purtroppo visti i rischi connessi, ci scappa il morto ogni tanto, specie la sera quando si vede con meno chiarezza;
- la costante presenza dei pick-up americani, fondamentali a dire il vero per attraversare certe strade, con certe buche e certe pendenze, permette di assaporare il limite infinito verso cui si tende in queste zone. Quante persone ci possono stare in auto? Da un minimo di una, ad un massimo che raggiunge la pressione dei pneumatici prima di esplodere. E’ normale caricare le persone nel cassone dietro, e dar loro un passaggio, specie nelle zone interne della sierra. Molto meno nelle città, a dire il vero. Uno spasso anche caricare 7,8 passeggeri super schiacciati nell’abitacolo. Fatto pure questo :)
C’è da dire che questo viaggio è stato possibile soprattutto grazie a mio fratello, che sta vivendo a Salinas De Guaranda con tutta la sua famigliola, in missione laica. Sicuramente un aiuto logistico, e di inclusione con le tradizioni locali. Ci ha permesso di vedere comunità ed elementi di vita locale non facilmente accessibili per un turista tradizionale.
Se volete perdervi per qualche minuto ad oltre 3600 metri nelle Ande, nel paesetto di Salinas, si possono toccare con mano alcuni dei fornitori del commercio equo e solidale che si trovano nelle botteghe del mondo. Questo video ci immerge in quelle vedute, ed in quel posto tanto famoso per chi segue il commercio equo, specie per i maglioni di lana:
I gruppi femminili di Salinas - Ecuador from Cooperativa Unicomondo on Vimeo.
Tornati a casa da ormai quasi due settimane, non è semplice riprendere certi ritmi, specie se consideriamo quel mondo di senso che si vedeva attorno a noi in giro per le strade ecuadorenni.
Come prima cosa, lasciate perdere tutto e fidatevi: se volete vedere un pezzo di mondo che ha un vero e proprio mondo dentro, l’Ecuador deve entrare nella vostra wishlist, e d’obbligo.
Al di là delle aspettative, è una cosa incredibile passare stagioni diverse, e altezze così diverse solo con qualche ora di auto. Dai 4300 alla costa nel giro di tre/quattro orette, passando dal tardo autunno alla piena estate, e con dei cambiamenti sulle piante e la flora davvero strabiliante.
Per noi “occidentali” è una cosa proprio impensabile, ma che lascia piacevolmente disorientati.
Per non parlare poi di toccare con mano l’equatore, ed essere nel punto più lontano dal centro della Terra, appena a nord della capitale :) E’ una gran bella sensazione, e si pesa pure 1 chilo in meno… almeno in teoria.
Una parola che mi verrebbe da scrivere sempre, ripensando a tutto quello visto in giro, è semplicemente questa. Immenso.
Metteteci tutta la semantica, il senso che ci volete, e che immaginate.
Ecco, non vi siete nemmeno lontanamente avvicinati.
E’ semplice: non riesco a trasmetterlo più di così.
Immensità, e piccolezza: sicuramente ridà un minimo di percezione della nostra presenza nel mondo, l’essere persi nel bosco delle Ande. Specialmente sopra i 1800-2000 metri mentre si osserva il tetto di nuvole sempre presente a questa quota, quando si scende dai 4000.
Per non parlare dell’osservare un tramonto con il vento tagliente sui 4000, sapendo di essere davvero pochissimi uomini per chilometri e chilometri.
Vi assicuro che ridà un senso al vostro essere.
E riempie il cuore di immensità.
Un luogo di continui estremi, sia naturali che frutto e “colpa“ dell’uomo.
La globalizzazione ed i suoi effetti, gli estremi di chi ha davvero tanto, e chi non ha nulla.
Ed i cani randagi, ovunque, a qualsiasi quota. Che preoccupano, e che spiazzano.
E che pare non venga assolutamente affrontato.
Un cuore verde, vallate e piante sempre diverse, che si notano perfettamente cambiando la quota. Piantagioni di banane, di tipi mai visti, e di riso, distese pazzesche quando si percorre dalle Ande e dalla sierra la zona interna, verso il Pacifico. Palafitte ovunque, ed alberi immensi, che ricordano le steppe africane, in un certo senso.
E succhi di frutta magici, che non dimenticherò facilmente. Cose mai bevute ed assaggiate da qui, ovviamente.
E buche, strade che ti fanno ondeggiare, come se fosse una sorta di modo di cullarti mentre ti osservi attorno. Tutte cose a cui davvero non siamo abituati, per non parlare delle strade di cemento, al posto di quelle asfaltate.
Spesso te le ritrovi sotto i piedi, e ti sembra davvero strano, anche perchè se si pensa a quanto tempo si impiega a farle, si rabbrividisce…
Ok, ora basta, metto un freno al flusso di coscienza: se ci sono dubbi o cose che volete sapere, sono qui, nei prossimi post magari approfondisco anche quelle questioni che in caso emergeranno.
Il prossimo post sarà dedicato agli estremi che percepito sull’uso e sulla presenza di manufatti tecnologici, elementi tipici probabilmente della globalizzazione nel suo senso più ampio, immagino. Cose che è utile far emergere, e sulle quali fermarsi.
Ulteriori approfondimenti
- Settore agro-industriale Ecuador - PDF
- «La lezione dell’Ecuador: dal default si può ripartire» - dal Sole24Ore